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La fiducia dei cittadini per le istituzioni può ripartire solo da una rinnovata credibilità del comune e del sindaco. A condizione che il primo cittadino non venga trasformato in sceriffo di Nottingham, incaricato di esigere tasse locali sempre più alte, non per dare servizi migliori alla sua comunità cittadina, ma per colmare il debito dello Stato. È invece quello che negli ultimi anni è stato chiesto ai sindaci da chi si presentava come "sindaco d'Italia", Matteo Renzi, a capo di un Governo che ha promosso una riforma costituzionale che sancisce la fine di ogni autonomia locale. Il sindaco di Ascoli Piceno, Guido Castelli, scrive una lettera aperta al premier, che da "sindaco d'Italia" è diventato "sindaco pentito", e forse anche per questo è stato sconfitto alle ultime elezioni amministrative. Una lettera aperta di grande attualità politica nel tempo della rinascita dei localismi in Europa e alla vigilia del referendum costituzionale che in Italia - se approvato - potrebbe mettere una pietra tombale sul principio di sussidiarietà e sull'autonomia locale.